domenica 5 agosto 2012

Da Sandy Marton a Carlo Giuliani


LA NOSTRA RIVOLUZIONE ANNI OTTANTA:

Nel 68 le battaglie operaie sovente erano sindacalizzate, non sempre autonome, le brigate rosse sono nate in una facoltà di sociologia a Trento, nella stessa maniera in cui sono nati i prodotti anni ottanta, il punk? Rivoluzioni e controrivoluzioni al mondo? Diciamo che io sto parlando del nostro mondo quello occidentale post bellico e dipendente dagli Stati Uniti d'America economicamente, il Sud America è un altro discorso, altri equilibri nello scacchiere geopolitico e geoeconomico, un altro mondo rispetto al nostro, i nati negli anni settanta che hanno vissuto gli anni ottanta si sono un poco spaccati i coglioni di essere in debito non solo economico con la generazione che li ha preceduti e devastati, voi avete per finta criticato il consumismo seguendo il messaggio subliminale dominante ed imperante ed a quello ci avete consegnato, per cui basta con queste ipocrisie un poco paracule.
Gli anni sessanta e settanta erano anche anni di stragi di stato mai spiegate, di vertici Almirante Togliatti per capire da dove partisse la lotta tra terrorismo rosso e nero che sembrava non avere una matrice e forse neanche una causa militante, che negli anni ottanta non si studiasse è un forte luogo comune ed una forte pregiudiziale della tua generazione, io formato da adolescente negli anni ottanta per entrare in una scuola pubblica ho dovuto fare tre master post universitari e non solo, in quegli anni in pieno boom economico si arrivava al servizio pubblico anche solo e dico SOLO con il diploma, nel 2012 dobbiamo ancora continuare a pensare che il boom economico e l'accoglienza mediatica dei movimenti non siano stati sinergici? 
Puntualizzato questo e puntualizzato che in quegli anni si assestavano degli equilibri politici ed economici non da poco e non solo in Italia, quando si comincerà a leggere anche gli anni sessanta come prodotti anche di logiche liberal consumistiche? 
Quanto antibigottismo liberal ed antitradizione e di riflesso anti locale e territoriale passa per gli anni sessanta?
Questa idea di vicinanza generazionale e di origine della storia contemporanea che ha come epicentro gli anni sessanta e settanta mi sembra scritta male e pecchi di presunzione "generazionale" se pensi che io non l'abbia letta o che abbia smesso di leggerla, anzi le mie considerazioni sono frutto di riletture critiche in relazione all'attuale corso della storia che vi vuole, ed anche questo tuo approccio alla discussione lo dimostra, corresponsabili nella peggiore delle ipotesi, vittime inconsapevoli ed in buona fede nella migliore delle ipotesi, ma qualora volessimo fare un ragionamento "storico" gli anni sessanta e settanta sono semplicemente frutto di una ristilizzazione posi bellica dove in qualche maniera il Nord Americano doveva risultare più simpatico del bolscevico, i due tronconi nodali degli equilibri economici occidentali del dopoguerra erano quelli, mi parli di anni sessanta come anti bigotti? 
Ma tu ragioni mai con i tuoi coetanei ora? 
Ti sembrano in grado di capire tempi e generazioni che mutano? 
L'errore della vostra generazione, da sempre e subito al potere sono da non ripetere, è una generazione che ha speculato sulle generazioni a seguire ed in virtù del tutto e subito le ha depredate ed in posizioni come la tua forse cova il desiderio di continuare a farlo, prendo le distanze dal tuo pensiero come dai miei compagni di percorso e di generazione nati vecchi ed esecutori passivi di un modus operandi concepito per annientarli, welfare, potere alla famiglia ed al reddito famigliare ed origine nella storia contemporanea negli anni sessanta, ma sul serio si pensa di offendere delle intelligenze dopo averle coltivate e depredate in questa maniera?
La mia generazione rispetto alla tua è stata allevata dalla tua dal ed al prodotto e quell'unica volta che ha ritenuto di potere e dovere fare sul serio è stata massacrata a Genova ed a Genova è stata spinta da prodotti anni novanta che erano incapaci di comprendere la violenza che si celava dietro la realtà delle idee.
Scusa ma il problema in sostanza qual'è? 
Oltre il fatto che tu non riesci a comprendere i miei interventi e rivendichi una centralità storica e generazionale e forte di una mastodontica cultura fai una serie di errori ortografici e fai un pessimo uso della punteggiatura. Che non siamo e non mi sento figlio della tua generazione ma dei prodotti anni ottanta lo sto rivendicando e tu con questo modo di argomentare non fai altro che confermarlo, a Genova eravamo impreparati a fare sul serio? 
Guarda che Genova era ed è figlia di un cittadino del globo che pensa che la conoscenza e la cultura siano fondamentali nella formazione dell'individuo, ma quasi quasi evito di fare lo stronzo ed approfondire, ho la sensazione spesso quando mi confronto con tuoi coetanei di avere a che fare con persone che ragionano sulla rivoluzione come se stessero parlando della nazionale di calcio, ma si sa, siamo in Italia e se sessantottini siamo tutti rivoluzionari.
Poi se stiamo facendo un discorso "generazionale" perché farne una questione "personale"? 
Con i miei genitori ho uno splendido rapporto e penso che la prima palestra politica comunitaria e rivolta al bene comune sia proprio da ricercare all'interno dell'ambito famigliare come sostiene Toni Negri, sono il tipo da quattro amici al bar è verissimo e non me ne vergogno e penso proprio che quattro amici al bar possano cambiare il mondo o sognare di cambiare il loro di mondo, presuntuoso anche nel pensare che negare o prendere le distanze da una lettura acritica degli anni sessanta e settanta voglia dire smettere di lottare con i propri genitori, questa personalizzazione e quest’ uso privato della storia io lo trovo pericoloso, tu no?
Tutte queste classi sociali che mi citi sono sempre state coese in basso e strumentalizzate dall'alto, stiamo ragionando di tempi in cui il partito comunista era al quarantacinque per cento ed i cui i terroristi venivano etichettati come "compagni che sbagliavano", ma sai che cosa ti contesto? 
Continuo a farlo vista la faziosità con cui ti sei introdotto in una riflessione privatamente pubblica, non tanto gli usi degli slogan perché che tu lo voglia o no uno slogan porta voti ed elettorato ed all'epoca portava voti ed elettorato, ti contesto la negazione del dopo ed una impossibilità ad accettare l'eventualità che forse si era comunque pedine non protagoniste, ma sul serio pensi di avere fatto la storia marciando ad un corteo?
 Ti rendI conto che è proprio la capacità di fare un laboratorio in movimento che oggi rende un corteo ed un movimento inutile da sfigato o forse modaiolo? 
Detto questo   e vista la tua incapacità a giocare ed a metterti in gioco e la tua determinazione a prenderti troppo sul serio ti concedo un ultimo diritto di replica e poi con tutto il rispetto ti faccio uscire dalla mia casa virtuale, qui si lavora e si discute su tutto ciò che è discutibile, hai mai letto Popper?

                          TAVOR ART MOBIL FEAT MICHELE MEREU E CHIARA SCHIRRU



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