venerdì 14 settembre 2012

Man di Oristano, il video


Vergogna, basta con questo vecchio Man fatto di scopiazzanti artisti di carta straccia e artisti travestiti da galleristi agli arresti domiciliari per evitare denuncia per atti osceni in luogo pubblico a carico del pubblico, basta, basta, basta.

Si vergognino e muoiano dall'imbarazzo pubblico per la gestione dei loro malaffari privati agli arresti domiciliari dell'arte certi presunti addetti ai lavori che si arrogano il diritto di selezionare il gusto senza ragionare direttamente con chi con il proprio gusto vive e ragiona.
Certe selezioni sono veramente fuori dal tempo, una visione di sistema contemporanea che finalmente riesca ad accettare il punto di vista degli artisti senza filtro potrebbe solo contribuire a creare pubblico interesse la dove il disinteresse pubblico è stato alimentato e rinchiuso dal privato.
Il primo ad essere autodeterminato direttamente dagli artisti e che non può sprecare perché ha tagliato già tutte le spese superflue fatte di inutili addetti ai lavori che storicamente hanno una colpa ben peggiore di quelle dei nostri politici, hanno la pubblica responsabilità di avere allontanato l'arte contemporanea dal pubblico per i loro spiccioli introiti privati.

Ieri 13 Settembre 2012, è nato a Solarussa un altro Man, il primo libero spazio di ricerca e confronto tra artisti indipendenti Sardi, all’inaugurazione presieduta dall’unico consigliere comunale rosso di Cagliari Enrico Lobina sono stati invitati da i direttori artistici della nascente istituzione (che vanta una folta collezione di artisti cinesi, nigeriani, brasiliani e della repubblica dominicana che hanno lavorato sulla tematica specifica “Who is the man?”) per una performance collettiva:
gli artisti del Movimento Oscurantista e la loro pittura di scontro per attivare il confronto; lo street artista che dipinge con le mani Stefano Melis appena rientrato dal Portogallo; il certosino ed onirico Matteo Tauriello e le sue visioni generate dal pennarello e non dal pennello; l’eteronomo collettivo iconoclastico che purtroppo causa vecchi baronismi artistici operando in terra sarda “Stay on fango” e la Tavor Art Mobil del duo artistico Ardau-Di Caterino con la sua terribile propaganda artistica mirante a commercializzare beceramente “idee di quadro” alla modica cifra per i residenti in Sardegna di un euro e cinquanta centesimi.
Che Artribune non ne abbia parlato è una vergogna, ma forse dipende dal fatto che la Vanali oggi al Man di Nuoro lavori per Artribune?

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