domenica 7 ottobre 2012

Altro sistema dell'arte

"Certa gente le studia proprio tutte pure di farsi notare e cercare di fare parlare di sé, non capisco, ma gli piace così tanto collezionare figure di merda?
Con quel linguaggio così pedestre e noioso, ma cosa ha merda insita nel dna?
Si comporta da pazzo solo perché sa che in questa maniera i giornali ne parleranno.
Il sessanta per cento di quello che scrive è pura diffamazione di personaggi di cui non condivide pensiero, azione o il modo di vestire, non stupisce la sua collezione di diffide.
Lavora al limite tra l'opinione e la diffamazione, espone opinioni e non fatti, certo è libero di farlo ma non è credibile, troppe opinioni e pochi fatti rendono il suo lavoro di critica al sistema debole e velleitario".

Voci dal web prima dell'uscita di Altro Sistema


Ma come mi permetto di leggere il sistema dell'arte dal sud di un isola ragionando su artisti anti accademici che neanche hanno finito il Liceo ed hanno ambizioni accademiche dove l'Accademia non esiste è va bene così?
Come può avere ragione un escluso ai margini del tutto dal sud di un isola dove gli artisti dovrebbero sognare incontinenti la credibilità e la possibilità di affermarsi attraverso viaggi in continente?
Certo chi mi critica preventivamente ha ragione, il loro sistema dell'arte è ancora rappresentato, da loro stessi e dagli artisti che da esso ambiscono ad essere legittimati, ma per gli artisti il protagonismo in quel sistema è una illusione, per leggi di marketing e target di classe non ne faranno mai parte, la loro parte è già scritta, legittimare il valore di mercato altrui.
La piramide del sistema del mercato dell'arte li colloca in basso a reggere il peso del tutto ed a sostenere gli addetti ai lavori che guardano per loro  il loro  mondo.
La soluzione? Non nelle gallerie-galere private, con i loro trattamenti di favore consegnano l'artista agli arresti domiciliari e li costringono ad una lenta agonia anche quando gli finanziano il lavoro, gli fanno vivere il loro incubo quotidiano fatto di tassi ed inflazioni, concorrenza e competitività; lunghissimo è l'elenco delle ignomie e incongruenze delittuose dei galleristi, delle loro lagnanze da insulsi onanisti insoddisfatti, vivono incantati dal valore di mercato deciso da case d'aste che volteggiano sulla loro testa indirizzandone le mode da incrementare con le loro povere e brutte mostre.
Quanta dignità hanno fatto perdere alla figura dell'artista? Lo hanno nascosto sotto il lardo di un sistema economico ingannevole ed omicida, miserabili che hanno paura di perdere il niente davanti agli artisti che in nome della propria ricerca sincronica alla propria vita non hanno nulla da perdere.
Ma io sono infuriato anche nei confronti di certe razze di artisti, non sopporto per esempio gli accademici giustamente fuori mercato, non li sopporto perché non esisterebbero senza il denaro pubblico dei partiti dominanti che ne giustificano e determinano artisticamente le cattedre; sono infuriato con quella razza di artisti che sostiene i Musei d'arte contemporanea, sostengono quello a cui non avranno mai accesso, sostengono un sogno che non realizzeranno mai, sostengono feste a cui non saranno mai invitati.
Come mai non ci si chiede perché un bronzetto shardana in un museo nordamericano lo si svende senza neanche valutarlo quarantamila euro in cerca di liquidità ed a tale prezzo mai si svenderebbe un Pollock o un Hirst?
Possibile che non si comprenda che la salute degli spazi privati e degli spazi pubblici a gestione privata ma a carico del contribuente sia fondata sulla capacità d'indebitamento di chi l'arte la ama, la determina e la produce?
Artisti, galleristi, curatori, critici, giornalisti specializzati e gli stessi collezionisti agli arresti domiciliari dell'arte altro non sono che funamboli in libertà condizionata con contratti a tempo determinato; marionette che dipendono da case d'aste che dipendono da Wall street, questo è il sistema dell'arte attuale.
Quoto Hirst e svendo i bronzetti per continuare a fondare tutto sul debito del contribuente ed i suoi musei dì arte contemporanea, senza il debito non vi è sistema dell'arte, i suicidi di chi non arriva a fine mese ed i costi di certe opere d'arte non sono così lontani come si pensa.
Un lavoro artistico non può costare più della metà di una busta paga di un dipendente statale, un lavoro ed una ricerca artistica quando è vera appartiene a tutta la comunità e tra quella dovrebbe girare.
L'arte non la si costruisce col valore di mercato, ma con quello che si conosce ed apprende, incrociando conoscenze, esperienze e competenze, non inseguendo gesti, stili e comportamenti; va gestita in maniera equilibrata tra piacere e bisogno, tra pulsione e riflessione è una forma d'indagine e di conoscenza.
Questo sistema mercantile dell'arte, l'arte la gerarchizza, gestisce l'arte e la cultura in base al valore di mercato che lui stesso attribuisce, l'artista che sostiene tutto questo condanna altri artisti a subire questa rappresentazione del sistema che lo depriva delle sue stesse diverse competenze.

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