martedì 20 novembre 2012

Arte non pubblica ma comune

La traiettoria sulla quale muoversi è una traiettoria astratta ma che dovrebbe essere una tensione fondamentale in una ricerca artistica, renderne comune il diritto critico, creare un processo dialettico linguistico comune sul senso reale del fare. 
Fare del comune il nodo di un altro sistema dell'arte oltre il sistema, significa riconsegnare l'arte alla volontà generale della sua comunità, volont
à degli artisti che vivono la propria comunità e confrontano i loro linguaggi e stili semantici, volontà immanente alla comunità e non desiderio indotto che arriva da altrove, quell'altrove chiamato mercato. L'idea dell'arte come bene e ricerca comune deve è qualcosa che nella costruzione, nella possessione e nella distribuzione deve essere gestito da tutti.
Le comunità non sono obbligate a subire una idea generalista dell'arte imposta dal mercato dell'impero, possono autogenerarla attraverso un processo che intrecci la volontà di tutti. Non arte pubblica, non più, si è capito che il pubblico può essere una imposizione speculativa, ma comune, il comune è oltre l'autorità di ciò che si impone come pubblico e trascende spesso il sociale, traducendosi in irrazionale, miope e opprimente.


L'istruzione artistica cosa è se non una istituzione e una risorsa comune?
Noi la concepiamo come uno schema di autogestione per processi partecipati e democratici, orientarsi è conoscere linguaggi artistici è un patrimonio comune ed il linguaggio artistico è una chiave di accesso della conoscenza, per questo ragioniamo su uno schema di libero accesso, l'accesso è la risposta al decesso, l'accesso
 rende l'istruzione una istituzione del comune.
Istruzione artistica non è solo conoscenza e competenza, limitarsi a questo vuole dire limitarne l'accesso, è nutrimento e addestramento del pensiero, auto istruzione guidata, nessuno studia e pensa per noi e per voi, il buon docente d'arte non pensa per lo studente, lo guida nella definizione nel pensiero e crea linguaggi dopo avere formalizzato un linguaggio, lo studio non si può esercitare per rappresentanza, per fare questo l'ambiente istituzionale va mutato, va mutato per svoltare in una direzione che trasmetta il senso dei segni, quando lo studente pensa e distingue il senso dei segni l'insegnamento cessa di essere autoritario e pubblico e diventa autorevole luogo comune.
L'auto-istruzione come studio dell'essenza dell'istruzione è qualcosa di ancora molto e troppo rara nelle attuali forme di rappresentazione didattica dell'istruzione artistica, servirebbe infatti organizzare e concertare istanze mutate e diverse per il libero accesso al comune, i social network e i social media sono un forte strumento di libero accesso al comune se ben veicolati nella determinazione e l'interazione di un linguaggio artistico, idealmente sono privi di ostacoli finanziari, di dogma e di censura, ovviamente se si lavora per l'autoistruzione e non per il geniale isolamento individuale trascendente e mistico.
Autoistruzione artistica vuole dire lavorare sul simbolico, l'affettivo, il sociale e lo scientifico, non c'è spazio per l'individualità ma per la singolarità del comune.
Non una istruzione aziendale mirata al prodotto, le necessità aziendali oggi sono maggiori in aree linguistiche, comunicative, intellettuali artistico umanistiche, proprio in un momento dove il finanziamento a queste aree si è drammaticamente ridotto, questo spread cognitivo espressivo lo si supera solo con una idea dell'istruzione come istituzione rivolta al comune, guidata da interessi sociali e non aziendali e sindacali, studio, espressione artistica e cultura non necessitano di rappresentanza, questo è il motore costituente della cultura comune.

Nessun commento:

Posta un commento