lunedì 26 novembre 2012

I LINGUAGGI DELL'ARTE: Formalizzazione di una etica del bisogno

I LINGUAGGI DELL'ARTE: Formalizzazione di una etica del bisogno

Evitiamo un poco di luoghi comuni, l'arte non è democratica mai dal punto di vista dell'artista, non esistono idee espositive libere e democratiche, si può però cominciare a ragionare in termini di reti affettivo simboliche e partecipate, eludendo così i meccanismi clientelari e di rappresentanza fatti di critici, curatori, direttori, mercanti e collezionisti, eludendo quei pochi intimi che seduti a tavolino ragionano per te su cosa è e cosa non è arte.
Superiamo l'idea del valore assoluto di Damien Hirst e Maurizio Cattelan, superiamo il mito di Vincent Van Gogh figlio di un corto circuito finanziario e simbolico, distinguiamo tra valore commerciale e valore artistico affettivo, simbolico e comunitario.
Non tutti lo sanno ma negli Stati Uniti di Obama, artisti senza mediazione alcuna, hanno sottoscritto un appello al Congresso per rivendicare il diritto di essere riconosciuti come parte attiva e integrante del sistema sociosanitario.
 L'arte difatti è ricerca di un linguaggio e un linguaggio è utile a scopo terapeutico, educativo e espressivo.
La ricerca e la formalizzazione di un linguaggio consente di elaborare e produrre una estetica del bisogno.
 Nuove generazioni di artisti e specialisti di ricerca didattica dell'arte dovranno cominciare a produrre laboratori in grado di formalizzare cognitivamente non solo estetica, ma un etica del bisogno.
Quanto in laboratori artistici e accademici si riflette in Italia sulla capacità delle immagini di creare un dialogo socratico con lo studente e i suoi bisogni o con il malato e la sua malattia?
In un laboratorio di ricerca artistica di un linguaggio non deve esistere gerarchia tra i suoi attori sociali, ma partecipazione e condivisione; il ricercatore didattico dell'arte o l'artista si deve autodeterminare e riconfigurare in un nuovo modello laboratoriale che gli consenta di camminare con il sociale sciogliendo nodi.
Il sistema di un laboratorio di formazione e in-formazione necessita di professionisti in grado di dialogare con testimonianze e speranze, l'artista è quel curatore del laboratorio che entra in dialogo comunitario attraverso il linguaggio dell'arte, forte del fatto che non esistono realtà indipendenti da interpretazioni diverse, niente è vero e oggettivo nei linguaggi dell'arte, questo consente ai linguaggi dell'arte di costituire una fonte di emancipazione, certo è difficile fare comprendere che attraverso l'idea del vero assoluto si determinano possibili dominii e violenze, ma questa è la verità da conquistare e accettare.
Oggettivo è che le immagini attivino sensazioni, emozioni, sentimenti, associazioni mentali, immaginazioni, fantasie, attribuzioni di senso, elaborazioni di senso, interpretazioni e sollecitazioni della creatività, espressioni di sé, apprendimento e orientamento attitudinale, problem solving, riduzione della sofferenza psichica e fisica e regolano anche il tono dell'umore, quello per immagini laboratoriali è un nuovo apprendimento, immediato e imporovviso, il processo diventa prodotto e il prodotto diventa processo simbolico di ricerca di conoscenza.
Per inciso in Finlandia è stata già prevista una formazione specifica per creare un linguaggio comune tra arte e sanità che prevede l'utilizzo dell'arte per risvegliare capacità cognitive e di benessere, l'assunto è che attivare la ricerca di un linguaggio artistico vuole dire incentivare voracità, famelicità e irrazionalità.

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