giovedì 25 aprile 2013

25 Aprile, ma che festa è? G. Angelo Billia e Su Demoniu


25 APRILE, MA CHE FESTA E’?

Altare della Patria, Roma. 
Ingoio il groppo rabbioso che ho alla gola e da buon masochista mi trasferisco nei panni di un immigrato. 
Sapete, uno di quelli che è sopravvissuto al passaggio nel cimitero chiamato Canale di Sicilia, di quelli che, rischia la vita pur di fuggire dalle repubbliche delle banane africane, dalla fame e dalle tante guerre, per interposta persona, che dilaniano casa sua, uno di quelli che ha superato l’italica imbecillità del “fuori di qui, negher, ci porti via il lavoro”, quale lavoro, poi… 
Bene, nella mia nuova veste sto guardando il Presidente mentre commemora il 25 aprile, mi hanno detto che si tratta della festa della liberazione. 
Nel mio paese, per quel che ho potuto, ho studiato, a quel che ricordo di storia, credo che la liberazione sia quella dal nazifascismo.
Squilli di tromba, scatti marziali delle truppe schierate. 
Però! Fanno proprio sul serio! 
La fanfara attacca l’inno nazionale, musicalmente parlando non mi piace molto. 
Non conosco ancora bene la lingua, ma mi pare che anche il testo sia un po’… 
Va beh, la storia non si può cambiare, quello è, comunque rappresenta i moti che hanno portato all’unità del paese e non è il caso di guardare per il sottile.
 La corona viene accarezzata dal Presidente prima di essere deposta solennemente ai piedi dell’Altare della Patria. 
Accidenti, qui fanno davvero sul serio. 
Squilli di tromba e sbatter di tacchi, poi, gli ottoni intonano... “La leggenda del Piave”!
Si legge la commozione nella postura dei convenuti, mentre assorti pensano ai caduti, del Piave. “La leggenda” si spegne, nuovo sbatter di tacchi, il Presidente porge gli omaggi alle personalità convenute, poi si sposta e va ad omaggiare i rappresentanti della resistenza.

 E’ il momento, penso, mentre guardo curioso 
la fanfara schierata, ecco che ora si omaggia la resistenza.
 Ordini secchi, scanditi, sbatter di tacchi: che coreografia! I fiati prendono vita assieme agli altri strumenti e… l’inno di Mameli dispiega le sue note.
Non ce la faccio più e ritorno nei miei panni.
 Penso al partigiano Massimo, mio padre, sepolto dieci anni fa all’ombra della bandiera dell’ANPI, sorretta dal partigiano Paisanetto che, se n’è andato dopo poco, anche lui. 

Penso all’epopea partigiana entrata nella mia vita quando ancora questi uomini non la consideravano conclusa.

 Penso ai partiti che avevano creato la resistenza e al progressivo scollamento dagli ideali che l’avevano sostenuta. 

Penso alla “sistemazione” personale di molti “partigiani” che avevano “combattuto” quando la resistenza aveva già vinto e penso al ritorno alla condizione di paria della società in cui la Repubblica relegava gli autentici combattenti antifascisti. 

Penso alla mancata epurazione degli apparati dello Stato fascista e alle fortune di un apparato imprenditoriale arricchitosi con la monarchia, con il fascismo e con la Repubblica.

Ciò che ho visto oggi, a Roma, era il funerale della parte migliore dell’Italia, quella capace di grandi ideali e che è disposta a concimarli con il proprio sangue. 

Una ulteriore conferma della restaurazione, in senso autoritario, di cui Napolitano è garante e al tempo stesso artefice.

G.Angelo Billia






Che senso ha festeggiare il 25 Aprile? Si festeggia quale liberazione? Da quale fascismo? Il fatto storico è che dal dopoguerra a oggi siamo stati lentamente confinati a essere periferia, la forma stato si è frammentata e di fatto siamo un paese in saldo con tutti i suoi servizi pubblici sul mercato per sanare i debiti pubblici causati dal privato, cosa c'è seriamente da festeggiare domani? Al limite è una ricorrenza per commemorare
 la liberazione che fu, anche perché in Italia chi ha una età compresa tra i 0 e i 40 anni non ha mai avuto seriamente la sensazione di essersi liberato da qualcosa, la mia e la tua generazione al limite può riflettere su come a partire da allora una resistenza a qualcosa in Italia non c'è mai stata, mi sbaglio?
dal 45 al 2013 sono 68 anni (l'età dei nostri genitori), sbaglio a dire che chi ci ha liberato (?) ci sta riportando nel punto esatto da dove è partito? Di fatto questa crisi economica è più imponente di quella del 29 e con una maggiore viralità, ho la sensazione che questa festa ideologicamente ed idealmente santa in virtù del vestito buono porti certi militanti in buona fede a sostenere il loro oppressore divenuto nel frattempo fluttuante ed etereo, insomma il principio mi sembra lo stesso dei fedeli che vanno a messa e che si trovano al loro fianco signori ben vestiti che li condannano a sperare nella preghiera e nella fede in Dio per trovare consolazione e in segno di pace si stringono la mano davanti al comune maligno oppressore. 
Il 25 Aprile dovrebbe essere una data di festa per i movimenti e non una occasione di sbandieramento politico centralizzato e colonizzato, mi sono sempre mosso tra i movimenti e non ho mai fatto la tessera di un partito, all'inizio per militanza attivistica e poi perché ritengo che un dipendente pubblico non possa e non debba iscriversi a un partito, rischierebbe di falsificare e mistificare dei contenuti che devono restare, nel pubblico interesse, di ricerca comune.

Su demoniu

Foto: 25 Aprile

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