giovedì 11 luglio 2013

Lettere al Direttore: Artisti italiani penalizzati?

Direttore amato, rivela una tenera ingenuità che sembra farla vivere nel paese dei balocchi.
Quante volte abbiamo discusso del handicap degli artisti italici nelle nostre missive private?
A memoria mia da molto prima che diventassi un collaboratore della sua storica testata; che il mercato globale con le sue case d'asta polo snodate verso gallerie private che fanno leva attraverso curatori iperspecializzati nella determinazione della qualità del pubblico evento istituzionale nell'interesse del privato, sia un grosso distorsore della qualità complessiva locale di una ricerca artistica, è una cosa che le scrivo da anni, il fenomeno è semplicemente amplificato in una nazione come la nostra in ineluttabile e irreversibile crisi economica, destinata solo a peggiorare; che impoverisce anche il facoltoso privato (gallerista o collezionista che sia), che con maggiore difficoltà si relaziona al mercato europeo e statunitense delle case d'aste Londinesi, statunitensi e parigine che indicano la rotta dell'investitore.
Da quanto tempo le parlo e scrivo di artisti sommersi e scartati di produzione, di qualità, impossibilitati a emergere e vittime di un mercato globale eterodiretto e imposto che ha come unica cultura quella di non evadere dai parametri della sua auto-convenienza?
Mi spiace che lei stia comprendendo questa perversione che debella preventivamente la diffusione e la progressione delle ricerche artistiche in Italia, ma mi rattrista anche che tra le righe lei legga come unica ancora di salvezza il confronto internazionale che è vittima predestinata del mercato globale; con le sue effimere e iperquotate mode (vedi Chia e gli altri artisti della Transavanguardia con un listino prezzi in ribasso da anni ai danni dell'investitore) e le sue omissioni che nulla hanno a che vedere con la qualità.
Spero riesca a comprendere il problema generale e cominci a usare la sua testata in maniera scientifica, leggendo la complessità del sistema dell'arte in tutti i suoi frattali che in Italia hanno finito per impoverire e ghettizzare la pubblica diffusione della cultura.
La saluto con immenso affetto e tenerezza in attesa di sue illuminazioni successive.

Dal sud ovest della Sardegna, mi basta che lei sappia chi sono (o non sono) io.



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