mercoledì 11 settembre 2013

Delle volte ritornano: il segno al tempo dei social network

A volte tornano, certi segni abbandonati o regalati tornano incorniciati e partecipati, con relative domande per comprenderli, vi rendo partecipi:

Domanda:
"Francia: no alla precarietà" può essere inteso come un grido di protesta nei
confronti dei diritti dei lavoratori in un Paese in cui questo diritto è
tutelato
dalla Costituzione ma non viene rivendicato?




Risposta:


Si ma non solo, questo disegno è antecedente all'esplosione di una crisi
economica strutturale che ha finito per rilevare quello verso cui si
stava andando da tempo, già negli anni sessanta settanta Toni Negri nella
sua "Critica alla forma Stato" evidenziava come in realtà le lotte operaie
fossero dettata dalla voglia di capitale del lavoratore piuttosto che da
una reale condizione di classe, insomma prima consumatore e poi
lavoratore. Il cittadino globale (non solo quello Italiano) all'epoca del
lavoro era davanti a una progressiva perdita di diritti sociali e
culturali acquisiti in nome di un abbraccio mortale nei confronti di
scelte politiche dettare più che dalle classe dirigente e politica di un
paese da flussi di mercato e di capitale che si muovono sul cittadino a un
livello superiore anche della possibilità della stessa classe politica,
questa cosa la si era vista chiaramente a Genova nel Luglio del 2001, nei
miei anni di formazione artistica sono stati fondamentali i movimenti
sociali anni novanta, mi sono formato in un centro sociale napoletano
(Laboratorio Okkupato s.k.a.) e tendenzialmente cerco di raccontare
l'insieme dell'umano e dell'umanità piuttosto che il particolare o meglio
il particolare diventa una fessura che ti consente di avere uno sguardo
globale sulle cose, si tratta di un lavoro certamente critico, nel senso
costruttivo del termine, senza critica non c'è percorso e processo
progettuale e senza progetto non c'è senso nella vita come nella ricerca
di un artista.




Domanda:


"Sacchi a pelo e thè: la corsa alle quote di 900 mila immigrati" Diritti dei
lavoratori ma anche diritti degli immigrati ad assicurare sia a loro che
alle loro
famiglie un'esistenza libera e dignitosa posso interpretarlo così?


Risposta:
Si, l'ottica progettuale è la stessa, è un punto di vista sul mondo e su
un ambiente che sia realmente accogliente e interconnesso, alla didascalia
si accompagna uno stilema che mi rappresenta in preghiera e con il naso
lungo, il naso lungo nelle antiche culture primitive era un simbolo di
fertilità sessuale, dalle nostre parti questo suo significato sessuale è
stato molto addolcito da Collodi di pinocchio, dove a ogni bugia detta
alla fatina il naso si allungava proprio verso la fatina, insomma prego e
depredo, professo e aggredisco, prego per te e mento per te, giocavo con
delle ambivalenze simboliche e una serie di ipocrisie politiche che
portano spesso ad allontanarci dalla realtà e dalla reale visione delle
cose; l'immigrato è un nemico? Perché? Nel mondo della scuola a esempio se
non ci fossero gli immigrati molto personale risulterebbe essere inutile,
l'indice delle natalità nelle famiglie italiche è in calo da un una
ventina di anni, eppure in certe realtà del nord Italia le classi sono in
aumento proprio per il fenomeno dell'immigrazione, nel sud Italia e nelle
isole avviene invece l'opposto, perché in cerca di un posto di lavoro a
volte si emigra con tutta la famiglia, delle volte proprio verso il nord
Italia o paesi comunitari europei trainanti come la Germania, insomma,
anche in questo caso il motore del tutto sembra essere il mercato e
l'economia piuttosto che scelte politiche responsabili, quasi come se
l'umano e il politico per resistere a se stesso fosse costretto a mentire.

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