mercoledì 9 luglio 2014

Quando il cabaret mediatico offende culture e risorse locali.



Quando il cabaret mediatico offende culture e risorse locali.

Direttore stimato, scrivo in relazione alla recente polemica, scatenata via Facebook dal cabarettista Pucci,  che vede coinvolti lo stesso Pucci e il comitato di Fonni, colpevole a sua detta di non averlo pagato e gratificato economicamente come meritava ("tornerò in Sardegna solo per la villeggiatura").
Il problema, lo conosciamo benissimo, meriterebbe di diventare una reale crociata fatta dagli stessi artisti isolani, che paradossalmente sembrano soffrire di un "embargo" non solo esterno, ma anche interno all'isola.
 Schiantati da imposizioni mediatiche che deformano contenuti e linguaggi e media di massa (o di messa?) che indottrinano e indirizzano un certo provincialismo culturale, che non solo allontana dalla propria identità creativa, ma riesce addirittura a deformarla (il senso dello humor di un sardo e di un milanese sono proprio la stessa cosa?).
 Ovvio che se le istituzioni strategicamente programmano a livelli vari,  fenomeni e linguaggi dell'arte extraisolani, come valore assoluto e privo di dialettica e scambio in loco, il messaggio che si indirizza alle proprie comunità è che la propria cultura artistica sia provinciale. 
Il problema è quindi sostanzialmente politico, gli stessi artisti isolani, sembrano sognare continenti altri come l'extracomunitario sogna terre altre per trasposta informazione mediatica e soap opere varie. 
Concludo dicendo che il comitato di Fonni ha fatto una stupidaggine (per quanto mi riguarda io rifiuto anche la figura dell'artista che si esibisce con un agente che ne contratta gli impegni, l'intermediazione è una nemica del linguaggio dell'arte) ma anche i media di massa non scherzano, da un lato quotidianamente è un epopea di linguaggi dell'arte e fenomeni culturali concepiti altrove, dall'altro si demonizzano artisti incapaci di comprendere la complessità culturale e sociale dell'isola (ma va?). 
Servirebbe una legge a tutela e sostegno dei linguaggi dell'arte e degli artisti isolani (tutti) che in maniera autonoma e indipendente elaborano e sviluppano linguaggi nelle loro comunità, interconnessi con il pianeta terra oramai globalizzato, andrebbe data dignità culturale, sociale e identitaria in maniera netta e programmatica a chi vive territorio e comunità, senza passare per la delega del mercato, che buono, giusto, meritocratico e selettivo non lo è mai stato!
Da persona che risiede nell'isola, ma che è arrivata dal mare, non ho mai capito, come mai e perché gli artisti isolani, debbano essere condannati a fare permanentemente da apripista a fenomeni continentali di mercato con nessuno che rifletta seriamente su quanto questo sia degradante e mortificante, in altre parole tu artista isolano che ospiti un artista continentale, lo ritrovi padrone acclamato e consumato dalla tua comunità, e della tua terra, finendo col chiederti: ma nell'isola non vivono artisti così bravi?
 Lo stesso artista "made in continente" poi torna a casa e dell'isola sa solo che si dice "Ajoo" e erroneamente chiama i sardi "sardagnuoli" senza sapere che in quella maniera offende, tutto questo, fa della questione culturale e artistica isolana, un pregiudizio che sembra destinati perpetuarsi all'infinito, non può essere, non può più essere!
In questo gioco, i residenti-cittadini, in quanto ingranaggi della macchina mediatica e della propaganda politica, sono manipolati dai media nazionali, come utenti consumatori.
 Il novanta per cento (non esagero) degli artisti che quotidianamente (non esagero) hanno passaggi e visibilità mediatica e radiofonica, sono artisti di cui una comunità localizzata qualunque, potrebbe fare tranquillamente a meno, la forza della propaganda mediatica li trasforma da artisti inutili a necessari, creati artificialmente dal gossip e dai rumors mediatici, finiscono con lo stratificarsi nella memoria fino ad esistere naturalmente in luoghi e territori con i quali non hanno un cavolo a che vedere (se non per monetizzare o villeggiare). 
Tutto questo non è più sostenibile dove si fanno dei ragionamenti di valorizzazione della cultura locale reali.


La risposta del Comitato di Fonni:


"Carissimo" sig. Pucci,
Chi le scrive è un membro del comitato di cui lei tanto gentilmente parla in questo post che evidentemente non ha nemmeno avuto il coraggio di lasciare.
Inutile dirle che apprendiamo con amarezza la sua reazione alla serata.
Serata che, come lei ha scritto ha riempito la piazza di persone che sono venute solo per lei e con la piazza piena hanno assistito a malapena a 30 minuti di spettacolo (e non 40 come lei scrive). Le foto con i fans sono normali. Le dirò di più, i Nomadi il giorno prima sono rimasti ben oltre.
E le dirò ancora di più, i Nomadi hanno cenato con noi senza pretendere un trattamento privilegiato in ristorante come ha fatto lei. E se lei fosse stato così umile da stare con noi, ma questo ahimè mi pare non rientri nelle sue facoltà umane, si sarebbe accorto che non siamo dei bombaroli ma un gruppo di ragazzi che hanno lavorato un intero anno per pagare il suo cachet.... cachet che servirà presumo per le sue ricche vacanze in Sardegna.
Se fosse rimasto con noi si sarebbe accorto che la nostra delusione era talmente tanta, cosa che a voi ricchi milanesi non è concesso capire, ma che siamo persone normali e civili.
E se il giorno dello spettacolo eravamo delusi, oggi a leggere queste parole siamo arrabbiati offesi e amareggiati. Perché non ha offeso solo noi e il nostro comitato, ma tutto il paese che per un anno ci ha sostenuto. Valuteremo pertanto come difendere la nostra onorabilità. Senza bombe. Esistono gli avvocati anche in Sardegna, e sono molto bravi.
Lei torni quando vuole. Qui non solo la tocca nessuno ma potrà tranquillmente fare le sue vacanze con i cachet di ragazzi di paese come noi. E lasci perdere Gigi Riva che lei non è degno di nominarlo.
Cancelli pure questo post se ritiene. La miseria umana resta indelebile.




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