lunedì 1 dicembre 2014

"La restaurazione della Transavanguardia e Bettino Craxi" di Delfo Cantoni.

"La restaurazione della Transavanguardia e Bettino Craxi" di Delfo Cantoni.




In Bonito Oliva si è visto cosa contraddistingueva un decennio. 
L’economia intesa come soldi facili.
I socialisti dicevano se guadagni meno di cinque milioni sei un fallito, adesso le escort dell’olgettina dicono se guadagni meno di ventimila euro sei un fallito.
Il proselitismo, che le televisioni gestite dai partiti e dai salotti, mettendo in mostra il critico, trasformavano il cosiddetto uomo di ‘’cultura’’ in uomo di spettacolo che sta sul mercato.
La televisone e le liti con quelli del quartetto Cetra, gli improperi al povero Michelle Serra dicendo che "in Russia aspettano la carta igienica".
Parole di Achille nostro audace, dicendo tutti temono un uomo, era Craxi.
Lo stesso Maurizio Costanzo in Sgarbi, con tutte le colpe che hanno entrambi, ha dato agli italiani almeno un uomo che piace alle donne, il Vittorio nazionale mentre Bonito Oliva ha sempre dovuto dare in cambio qualcosa alle sue preferite.
Erano gli anni dei socialisti e Bonito Oliva si diceva dovesse essere conteso dalla RAI a suon di milioni.
Gli ha ricevuti insieme a tanto d’altro.
Per Bonito Oliva americano come Arbore, la distinzione che spetta è quella per cui Arbore è campato con i ritmi americani dimenticando la pelle di Liliana Cavani mentre la pelle di Bonito Oliva, dura coriacea inversamente faceva sbarcare il nostro in America.
Il dollaro moneta di riserva mondiale signore di tutti gli scambi, comprava l’arte italiana.
I conti protezione i tesoretti, con cui è stata finanziata l’operazione della transavanguardia, vuole dirci che quell’arte ruspante piacesse allo stesso Craxi, che chiese proprio un ritorno alla pittura.
Basta contestazioni, Bonito Oliva nella sua letteratura tanto conosciuta scrive di ‘’angeli del ciclostile’ ’lamentando un clima di guerriglia quale sarebbe stato quello all’ uscita dagli anni settanta.
La pittura della transavanguardia dove al posto dell’invenzione c’è la citazione, dove l’artista è messo al lavoro zitto ed ubbidiente, è stata una vera restaurazione.
Gli artisti e le sacre ideologie i loro libri sacri oppure lo scientismo, questo era detto nel manifesto della transavanguardia.
Un operazione, mi si passi per rivitalizzare il mercato, un operazione di realizzo, cosa è in magazzino ora si vende.
Alla televisione trasmettevano Dallas e Bonito Oliva si presentò in televisione vestito come il protagonista di questo serial, lui tanto serioso e pronto a prendersi il suo ruolo, il suo intervento ‘’sovrastrutturale’’come ebbe a scrivere addebitando al critico e non all’artista l’idea i concetto e la definizione dell’arte.
Ora in tv faceva il buffone a garanzia che l’arte ed i poveri restano pascolo dei ricchi.
Non verrano mai turbati infastiditi.
Gli anni ottanta non sono stati la nostra "Belle Epoque", sono stati anni di arretramento di lotte sono iniziati con il processo sette Aprile, tutti dentro, speravamo che gli anni novanta finissero con un cambiamento di mano.
Franco Piperno non condividerebbe se si dicesse si ai giudici di Milano sempre sbirri.
Bonito Oliva negli anni novanta rompe con Politi ma raccoglie le messe che il quotidiano trincea "La Repubblica" gli fa raccogliere, è la guerra per il lodo Mondadori, ecco il vero anelito di De Benedetti, eppure il bipolarismo prepara la divisione o sei con l’Ulivo o sei con la destra.
Gioco facile la riabilitazione di Bonito Oliva mentre gli uomini della banda Craxi passano con il loro liberismo all’italiana un po' da una parte un po' dall’altra.
Lo stesso Brunetta era intimo amico di Bonito Oliva, il cosiddetto economista era correttore di bozze del critico dal piè veloce, che ha prodotto tanti testi ri assemblandoli da far dire che sia un pessimo sarto parole di un curatore di "Aperto 93", degna persona a cui va il mio saluto. 
Perché si, di scritti di Bonito Oliva sono pieni i fossi e continua a dire che gli artisti sono pochi mentre se li è fatti tutti riassemblando quelle parole da cabaret filosofico adatte per dare un prezzo alle cose.
Probabilmente non tutti sanno che il grande intellettuale Felix Guattari nel suo celeberrimo libro: Caosmosi scrive:’’l’arte della transavanguardia è l’arte degli artisti che seguono il mercato’’.
Proprio negli anni novanta grazie all’editore Castelvecchi esplode la rilettura della coppia meravigliosa Deleuze- Guattari.
Un altro filosofo francese papà del termine post moderno Jean Francoise Lyotard si infuria: "La condizione post moderna non c’entra con l’uso improprio che ne fa un certo signor Bonito Oliva".
Sul quotidiano "Il Manifesto" che vi pare, ci sono Alessandra Vanzi che era la fidanzata di Achille e scrive dei bei moti Nicoliniani quando l’estate romana di sinistra portava grandi artisti e il nostro puzzone. 
L’arte degli anni novanta e degli zero già degli anni dieci, hanno visto che di fatto Bonito Oliva non ha scoperto proprio niente pur peregrinando in Asia ed Africa.
Il ruolo del critico oggi è curare grandi mostre allora lo stesso Bonito Oliva è un curator come con disprezzo dice dei suoi meno presuntuosi colleghi.
Appalti pubblici artisti che durano una sera in un caffè o partecipano nell’immediatezza della loro troppo giovane età a questa giostra senza che il tempo e lo studio gli abbia fornito il bagaglio per durare, incidere un pochino.
Il critico signore delle notte e di quella tanto teorizzata lateralità rispetto alla storia per cui lui solo primo attore tutto fagocita. 
Gli altri a perdere.
Bonito Oliva ha contribuito a far perdere ruolo agli artisti, ruolo culturale e di fatto economico in virtù di quei pochi le cui pressioni del sistema non permettono stroncature gli intoccabili, i cosiddetti nostri maestri.
Equivalenti a tanto denaro.



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