lunedì 13 luglio 2015

METTI UN GIORNO A SAN LOURDES COL CENTROSINISTRA SARDO

METTI UN GIORNO A SAN LOURDES COL CENTROSINISTRA SARDO 

Premessa.
Più ci si vede e meglio è.

 Che te ne rendi conto che si è da un po' che non ci si vede dalle dilatazioni o dai restringimenti; chi era magro è tornato grasso; chi era grasso è diventato magro; chi era alto è diventato basso come Franco Marras; chi era basso è diventato alto come Fassino; chi era quadrato te lo ritrovi tondo. 
Cioè, voglio dire, ne è passata di acqua sotto i ponti.
Ci siamo ritrovati a Sanluri che io, per l'occasione, ho ribattezzato San Lourdes perché ci vuole un miracolo per mettere d'accordo tutti che tutti abbiamo in tasca la nostra propria verità.
A dirla tutta l'impressione era: voi parlate che poi a decidere decidiamo in tre o quattro. 

Di rimpasto non se ne poteva parlare ma c'erano assessori in pectore che mostravano i pettorali con una sicumera che manco Schäuble col monocolo. 
C'erano questi tavoli tematici che si doveva parlare, parlare, parlare possibilmente senza scannarsi vicendevolmente cosa, tuttavia, oltremodo complicata. 
Si parlava di enti locali, di bilancio, di agricoltura, di trasporti, di energia, di rifiuti, di infrastrutture. 
Tutti chiusi in stanze separate su al quarto piano. 
Poi, ma me ne sono andato prima, si doveva discutere in una riunione plenaria. 
C'erano tutti: Pigliaru, Soru, Gavino Sale, Maninchedda, Lucianone Uras, Silvietto Lai, Muledda, gli assessori, i consiglieri, pochini i sindaci, pochissimi i segretari di circolo. 
Io, personalmente, ho partecipato all'incontro sulle riforme e sugli enti locali: c'era Erriu, Demuro, Ganau, Agus, Deriu, Meloni, Desini e più. 

Discussione bella, partecipata, ma quando me ne sono uscito ero più confuso che mai tanto che ho pure detto nel mio intervento che mi auguravo che non ci fosse vita oltre la morte perché vedendoci al compianto Basaglia gli sarebbe potuta venire la voglia di una capatina in Campidano a riaprire qualche manicomio. 
Cioè, le cose stanno così.

 Facciamo le Province, ma le chiamiamo Unioni di Comuni. 
Invece di 8 saranno una quarantina, si prendono il personale provinciale che già ce lo vedo al tizio abituato a prendersi il caffè da Rau in Piazza d'Italia andare all'Unione dei Comuni a Bono o a Semestene.
Poi alla Regione non la possiamo toccare che non ci sono le condizioni, pero' facciamo la Città Metropolitana di Cagliari che così a Sassari si incazzano e ne facciamo pure una a Sassari e cosa fai? 

A Nuoro senza nulla te la lasci? 
E se si sveglia Oristano? 
Ne esce fuori una "Sardiglia" o la corsa degli scalzi.
Adesso, per dire, io la sto proprio banalizzando la cosa, ma qui - vi assicuro - è il sistema che è impazzito e si complica e si attorciglia su se stesso. 
Se tu abolisci le Province le sue funzioni - le cose da fare - non le sopprimi mica. 

Hai due strade: o le collochi alla Regione ingrassando ancora di più il rospo che prima o poi scoppia o le collochi sul livello sovracomunale col risultato che invece di otto-sei-cinque-quattro Province te ne ritrovi con 40 provincette.
Va be', poi è finita.
Siamo andati a pranzo - gnocchetti sardi col sugo e salsiccia mignon a 10 euro - e sembravamo tutti amici, tutti a pacche sulle spalle e il coltello in mezzo ai denti. 
- Bello Emilia', il tuo intervento all'Anci, che me l'hanno 200 volte...
E io con la mia risposta standard.
- Grazie, grazie. Tanto poi fate come cazzo volete e che da noi si dice a coddare a casino. 

[E]


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