martedì 28 luglio 2015

"Pìo, Piò, piò" di G Angelo Billia

"Pìo, Piò, piò" di G Angelo Billia

Pìo, pìo, pìo.
Un animale appena nato si identifica con la specie che per prima lo accudisce. 

La differenza rispetto all’umano, è credenza generale, che stia nella capacità di quest’ultimo di elaborare le informazioni per giungere, poi, ad una sintesi superiore.
In quest’anno, l’ennesimo il quale anche climatologicamente smentisce i “superumani”, che trovavano comodo e remunerativo, nella frescura dei salotti televisivi, pontificare sulle “balle” degli scienziati veri, mi guardo intorno e constato che, purtroppo, le leggi del genere animale si applicano pari, pari, al genere umano.
Normalmente uno come me se ne attribuisce parte della colpa, ma non lo voglio fare, sarebbe una forzatura intellettualistica la quale, oltre che ridicola, lascerebbe il tempo che trova, esattamente come se passassi il tempo a dirmi: “come sei bravo e incompreso”!
Allora torno all’inizio: secondo il FMI ci vorranno vent’anni perché in Italia si torni ai livelli di disoccupazione pre crisi (non zero eh, il 7 e varie %)

Bene, dove siete generazioni che il lavoro non lo potete neanche sognare? 
A farvi l’ennesima birretta mentre chattate sul cellulare, tutto a spese dei vostri vecchi che si sono massacrati per garantirsi un minimo di dignità in vecchiaia?
 Oppure studiate nella convinzione che il finto sogno montiano (un tempo lo chiamavano americano) secondo il quale chi vuole ce la fa, valga soprattutto per voi? 
E voi, che un lavoro ancora l’avete, siete in attesa che gli amati padroni di Renzi rinsaviscano e i vostri sindacalisti tornino ad essere tali, mentre contate gli spiccioli per fare la spesa?
Voi, insegnanti, per alcuni depositari, a prescindere, della cultura, voi che avete vissuto all’ombra (in buona parte), di formazioni sindacali dedite a farvi agire di concerto con i padroni dello Stato, voi, che avete digerito tutto perché “si doveva”, che farete a partire dal primo giorno di scuola?
Voi, pensionati, al minimo e no, sempre convinti che il vostro compito sia quello di fare da ala plaudente a sindacalisti che in altre situazioni sarebbero ai lavori forzati?

 Per quelle che eufemisticamente si chiamano istituzioni siete solo un peso, tant’è vero che fra poco non potrete più neanche curarvi. 
Davvero pensate che la vostra vita sia così preziosa, da non poter essere messa a repentaglio almeno per salvare le nuove generazioni?
Lo so, un’analisi superficiale porterebbe a dire che il tutto sia attribuibile ad una vigliaccheria insanabile, al punto che qualcuno di memoria corta arriva a considerarla caratterizzante del paese, ma in realtà la cosa è più semplice.
Non vi sentite, almeno un po’, come un gruppo numeroso di anatre che si identifica nella parte di genere umano che le vende ai supermercati? 

Sì, si chiama egemonia culturale della borghesia, ma, la differenza?


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