lunedì 23 novembre 2015

ALL’OMBRA DEI POTENTI di G Angelo Billia

ALL’OMBRA DEI POTENTI di G Angelo Billia



“Condanni i terroristi?” 

“Sì li condanno e faccio qualcosa di più, scendo in piazza contro di essi.” “
Sì, ma non mi hai risposto: condanni i terroristi?” 
“L’ho già detto, noi crediamo che non basti la condanna e per questo scendiamo in piazza.” 
“E dài, ma condanni i terroristi?...”
Questo è il succo di un confronto televisivo di qualche giorno fa fra Zaia e il rappresentante di una delle comunità islamiche in Italia.


Lo confesso, l’indignazione mia era tale da sognare bombe, kalasnikov e pugnali, che facevano giustizia sommaria del leghista e del suo codazzo di scimmie ammaestrate.
Ho passato la vita a giustificare le condizioni obiettive della parte dell’umanità sempre disposta ad abbracciare le sozzure della borghesia.
Conosco la situazione del sottoproletariato anche dal punto di vista culturale e so, con la certezza delle cose verificate, che sconfina ampiamente in settori della società i quali, dal punto di vista economico, con le condizioni del sottoproletariato non hanno nulla da spartire.

 Eppure eccoli lì, e non sono solo fascio leghisti, molti sono insospettabili, qualcuno si considera persona di cultura, qualcun altro addirittura di “sinistra”, finanche “comunista”.
Il loro approccio varia dal “tornatene a casa” punto, di coloro che nella scala evolutiva si sono fermati al Neanderthal, fino alla ridicola rivendicazione della “superiorità” della cultura europea, dei meno cerebrolesi, muniti, però, di famelici portafogli.
Quest’ultima categoria è in crescita, mano a mano che si dispiega, in tutta la sua virulenza, il progetto che vuole il volgo robot acefalo, pronto alla bisogna, qualsiasi siano le necessità dei padroni del mondo.
Se c’è una cosa che trova riscontro fra questa gente e la cultura europea, è il servilismo istintivo che storicamente li ha intruppati, come falangi pronte a tutto, dietro alle necessità del potente di turno, megafoni a volte inconsapevoli, prima, strumenti consapevoli, poi, delle atrocità partorite dal potere. 

Gli stessi, a cose fatte, raccattano la prima bandiera vincitrice che gli passa a fianco e a domanda rispondono: “io? Io no, mai stato con quegli assassini!”
Sono la parte delle masse, benedette da aspersori grondanti sangue, genuflesse di fronte al più forte, complici culturali, prima ancora che pratici, della peggior feccia in abiti di comando che l’umanità nei secoli abbia dovuto subire. 

Il ventennio con i suoi squadristi, ma anche con i suoi borghesucci “ragionevoli”, è quanto di più esemplificativo per tracciare un parallelo nel quale rispecchiare il lavorio di questi uomini perduti.
Oggi gongolano cercando di umiliare quella parte d’umanità che, anche a causa della loro perenne complicità, è in cerca di qualche forma di sopravvivenza.

 Pensano che saranno comunque e sempre impuniti. 

Non sanno che, come ricordava la saggezza di mia moglie, un cerino lo bruci una volta sola.

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