giovedì 19 novembre 2015

QUELLO CHE CI FOTTE SONO LE BANDIERE di Antonio Musa Bottero

QUELLO CHE CI FOTTE SONO LE BANDIERE.

Quello che ci fotte sono le bandiere. 
Quello che ci fotte è credere che dietro quegli stracci colorati e dietro le entità storiche che chiamiamo nazioni ci sia la nostra salvezza.
Quello che ci fotte è pensare che i diritti umani, la dignità, il rispetto per gli esseri umani, per la natura e per i viventi tutti, sia salvaguardato da entità chiamate nazioni e sventolanti stracci colorati.
Quello che ci fotte è credere che queste nazioni facciano il nostro interesse solo perché ci fanno parlare tutti uguale e ci fanno sventolare bandierine del cazzo, e ci dicono chi sono gli amici e chi sono i nemici, chi sono i buoni e chi sono i cattivi, e siccome noi siamo i buoni possiamo senz'altro applaudire, o almeno tapparci gli occhi, ad ogni nefandezza e atrocità inflitta all'altro, al nemico, al diverso, allo straniero, al cattivo.
Quello che fa stridere i denti dalla rabbia è mischiare la bramosia di petrolio con i valori dell'Occidente, mischiare Hollande con Montesquieu e Voltaire, mischiare gli interessi delle nazioni con i diritti e le felicità dei viventi. 
Le nazioni, con i loro stracci colorati, i loro ributtanti concetti di "identità nazionale", di superamento delle differenze di classe attraverso la "solidarietà nazionale"

Puah!
Non dimentichiamo come nascono le nazioni, il "nazionalismo" e le finalità storicamente perseguite.
Torniamo all'inizio del XX° sec. e pensiamo ai grandi movimenti nazionalisti: l'Action Française, la Lega Pangermanica, l'Associazione Nazionalista Italiana. 

Tutti movimenti volti a contrastare i regimi democratici e a disinnescare i conflitti sociali.
Quel nazionalismo sudicio che tra la fine del XIX° e la metà del XX° sec. ha costituito l'anima pulsante delle guerre tra le nazioni europee e dello scontro imperialistico tra le grandi potenze.
Uno dei più raccapriccianti bagni di sangue che l'umanità abbia conosciuto.
Dietro le nazioni c'erano i grandi potentati industriali, la volontà di conquista, la presunzione di popolo eletto che ad armi in pugno può arraffare forza lavoro per quattro soldi in patria e ricchezza e materie prime in Africa. 

Il tutto accompagnato da consistenti quantità di sangue versato e di infelicità inflitta.
Il demonio da abbattere era l' "idea nuova", il socialismo, quell'internazionalismo morto sotto le insegne di un altro straccio colorato di falce e martello, sotto un altro nazionalismo, un altro imperialismo, un altro modo di sfruttare forza lavoro e soffocare felicità, il modo sovietico.
Contrastare la democrazia, negare e soffocare il conflitto sociale, predare le nazioni e i continenti più deboli. 

Con qualsiasi mezzo a disposizione e con l'adesione appassionata del popolino sventolante bandiere.
Mi sembra che da allora non sia cambiato niente.


Antonio Musa Bottero

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