martedì 1 dicembre 2015

PURTROPPO NON E’ ROBA DA MATTI di G ANGELO BILLIA

PURTROPPO NON E’ ROBA DA MATTI di G ANGELO BILLIA

Un tempo occasionalmente si usava l’espressione “roba da matti” e si faceva per rimarcare l’assurdità di qualche avvenimento accaduto al di fuori del riconosciuto, in qualche modo rispettato, “buon senso comune”.
Oggi, la valenza assunta da quest’ultima espressione rende assolutamente anacronistica la ricerca di avvenimenti ascrivibili alla pazzia. 

Tutto, con logica ferrea, si sviluppa sul binario dell’assurdo, e tutti, nessuno escluso, rimestiamo nel magma senza rendercene conto.
Mentre la finzione chiamata democrazia perde i pezzi mostrando il volto assolutista e la vocazione internazionalista della classe operaia è dispersa in mille rivoli, a metà fra il semplice sogno e l’operatività zoppicante di mille botteghe comuniste, il capitalismo dispiega tutt’intera la sua essenza più profonda.
La tranquillità sociale nell’ambito della quale opera, riduce ad infimi livelli paracalcistici gran parte dell’attenzione delle masse in merito a questioni di fondo come quelle della pace e della guerra.
Milioni di uomini hanno già offerto la loro vita in quella che ha tutta l’apparenza dell’inizio di una guerra mondiale senza eguali nella storia, in conseguenza popoli interi vagano disperati in cerca di un rifugio impossibile, perché la guerra li raggiungerà, ovunque vadano.
In Italia, chi ancora s’illude di giocare solo col sangue degli altri, nella componente più appariscente gioca a fare il coraggioso coi deboli, stranieri e no, anche inventandosi di sana pianta il caso, sporcando di merda il tricolore, come se non fosse bastata una monarchia, il fascismo e la Repubblica “democratica” a farlo. 

Accanto viaggia di conserva la pattuglia degli intellettuali di regime, tutta impegnata a rivendicare le tradizioni occidentali, in gran parte frutto di fantasia revisionista, convinti come sono che nessuno riuscirà a stanarli dal calduccio protetto in cui vivono.
In questa realtà, un giorno i fatti costringeranno a vedere nella loro essenza reale le divisioni in seno alle supposte, più che reali, avanguardie della classe operaia. 

Le scelte che ancora oggi, per molti paiono facoltative, saranno obbligate, ma sarà tardi, troppo tardi per fermare l’apocalisse voluta dall’imperialismo.


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